Il Gheppio

Il gheppio (Falco tinnunculus) è il più comune rapace diurno italiano, spesso osservabile appollaiato sui pali della luce lungo le strade di campagna.

Distribuzione ed habitat

Stanziale in Italia. I maschi sono sedentari e legati al territorio di caccia, mentre i giovani e, in forma minore, le femmine, sono migratori di corto raggio.
Estremamente adattabile, lo si può trovare dalla costa alla montagna, non oltre i 2000 m, dalle falesie alle brughiere e ai terreni coltivati, dai parchi cittadini agli incolti.

Aspetto

35-40 cm di lunghezza, 75-80 cm di apertura alare, 200-220 g di peso.

Piccolo, slanciato, con ali affusolate e appuntite e coda lunga. Dimorfismo sessuale come in tutti i falchi, con le femmine in media 4-5 cm più grandi e circa 20 g più pesanti dei maschi.

Il maschio ha parti superiori castane punteggiate di nero e parti inferiori beige striate di nero, testa cinerea punteggiata di nero, groppone nero, coda grigia con larga banda subterminale nera e sottile striatura bianca in punta.
La femmina ha parti superiori uniformemente rosso-bruno barrate di nero, parti inferiori più scure e più striate che nel maschio, coda barrata per l’intera lunghezza, barra subterminale nera e striscia bianca in punta.
I giovani sono molto simili alle femmine. Ambo i sessi mostrano un sottile mustacchio nero lungo la guancia.

Alimentazione

Come tutti i Falconidae il gheppio ha 15 vertebre cervicali che gli permettono di girare il capo di 180° e di osservare una preda fino a 220° senza muoversi.
È inoltre in grado di percepire la luce ultravioletta, riflessa dalle tracce di urina lasciate dai roditori come demarcazione territoriale, praticamente fornendo al falco un percorso al neon alla fine del quale trovare la preda.
Gli uccelli sono solitamente inseguiti in volo attivo, impegnandoli in brevi inseguimenti, anche fra gli alberi.
Più spesso caccia da posatoi, attendendo il passaggio di un micromammifero e sorprendendolo con una planata raso terra o una rapida picchiata da fermo.
In spazi aperti è solito fare lo “spirito santo”, un volo stazionario per cui è divenuto celebre e che condivide con il falco cuculo (Falco vespertinus) e il falco grigio australiano (Falco hypoleucos).
Si libra a 10-20 m da terra, ali e coda spiegate, sfruttado venti contrari o piccole correnti ascensionali, mantenendo, a seconda delle condizioni, le ali immobili, intervallando corte serie di battiti poco profondi o mantenendo un costante battito poco profodo.
Una volta scelta la preda può effettuare un paio di piccole picchiate di avvicinamento per poi concludere con una più lunga fino a terra o lanciarsi in un singolo tuffo quasi verticale.

Le arvicole dei generi Clethrionomys e Microtus sono sue prede preferenziali, ma sono stati registrati anche topi, ratti, toporagni, lucertole, scoiattoli e citelli, giovani lepri, talpe, mustelidi, pipistrelli, uccelli granivori quali passeri, fringuelli, storni, allodole, pispole e tordi; occasionalmente perfino rondini e rondoni, pavoncelle, piccioni, pernici, folaghe, giovani di anatre, gabbiani e pittime e nidiacei di sterne; fra gli insetti catturano principalmente coleotteri, libellule e lepidotteri. Raramente possono ripiegare su lombrichi e anfibi, piccoli pesci e chiocciole. Saltuariamente si sono visti gheppi partecipare al consumo di carcasse e al cleptoparassitismo di altri rapaci.
Se la scarsità di prede raggiunge livelli critici sono stati osservati addirittura consumare mele.

Cacciatore prevalentemente diurno, a seconda delle circostanze può adattarsi anche a scorrerie crepuscolari e finanche notturne.

Riproduzione

I gheppi, come molti rapaci, fanno spesso coppia per la vita, ma fuori dal periodo riproduttivo, in Europa da fine marzo ad agosto, le coppie sono separate e in territori di caccia diversi.

Il volo di corteggiamento, eseguito dal solo maschio, consiste in serie di volteggi circolari sopra il sito di nidificazione occupato dalla femmina, seguiti da una planata o picchiata, senza mai arrivare a contatto e concluso con una cabrata, per poi riprendere da capo. Tutto è accompagnato da uno stridulo richiamo «ki-ki-ki», da cui l’uccello ha preso il nome scientifico di tinnunculus: il tintinnante.
I gheppi non costruiscono un nido proprio, optando piuttosto per nidi abbandonati di cornacchie o taccole, tane di scoiattolo, casolari abbandonati o anfratti di campanili e chiese. Nel 1871 una coppia nidificò addirittura in cima alla colonna di Nelson a Trafalgar Square, nel centro di Londra.

La femmina depone, a intervalli di due giorni, dalle quattro alle sei uova bianche fittamente macchiate di rosso scuro. Generalmente è la femmina che cova, mentre il maschio caccia per entrambi, ma talvolta si possono scambiare le mansioni.
La schiusa avviene dopo un mese e i pulli, inetti e coperti di piumino, sono imbeccati dalla madre. I giovani sono in grado di volare dopo circa quattro settimane, ma continuano ugualmente a essere alimentati per un altro paio di settimane, prima di abbandonare definitivamente i genitori.
I giovani che sopravvivono ai primi dodici mesi hanno un’aspettativa di vita di circa 15 anni.

Rapporti con l’uomo

Malgrado i gheppi siano fra i principali predatori di micromammiferi, la cui eccessiva proliferazione in zone coltivate sarebbe la rovina delle messi, fino agli anni ’50 del 1900 la popolazione europea ha subito fluttuazioni e cali anche drastici, sia a causa dell’uso indiscriminato di pestici a base di organocloruri, sia a causa degli avvelenamenti e del bracconaggio perpetrati da contadini e cacciatori, rispettivamente, per supposte predazioni di pollame e per una presunta eccessiva competizione sulla selvaggina.
A seguito di nuove e più stringenti regolamentazioni su pesticidi e caccia, la popolazione di gheppi europei si è ripresa ed è ora stabile e in buona salute.

Federico Buldrini