Chi assorbe più anidride carbonica: le foreste o gli oceani?

Quando pensiamo alla lotta contro il cambiamento climatico, ci vengono subito in mente le foreste: distese verdi che assorbono anidride carbonica (CO₂) dall’atmosfera, aiutandoci a mantenere l’equilibrio climatico. Ma il più grande alleato silenzioso della Terra si trova… sotto la superficie del mare.

Gli oceani assorbono ogni anno circa il 25%/30% della CO₂ emessa dalle attività umane. Lo fanno grazie a diversi meccanismi:

-> L’acqua fredda trattiene più CO₂ e, nelle regioni polari, questo processo è molto efficiente.
-> Il fitoplancton, microscopico ma potentissimo, assorbe CO₂ attraverso la fotosintesi.
-> Una parte del carbonio organico prodotto affonda verso il fondo, dove può restare intrappolato per secoli.

Questa capacità rende gli oceani un pozzo di carbonio globale. Senza di loro, l’aumento della CO₂ in atmosfera sarebbe ancora più veloce.

Le foreste, dal canto loro, assorbono anch’esse circa il 25%/30% delle emissioni annue. Gli alberi immagazzinano carbonio nei tronchi, nelle radici, nel suolo. Ma c’è un problema: la deforestazione, gli incendi, le malattie e il cambiamento climatico stanno riducendo la loro capacità di assorbire CO₂. Alcune foreste tropicali, come parte dell’Amazzonia, sono persino diventate emettitrici.

Ma a quale prezzo?
L’assorbimento oceanico ha un effetto collaterale grave: l’acidificazione degli oceani. Quando la CO₂ si scioglie in acqua, forma acido carbonico. Questo abbassa il pH marino, rendendo difficile la vita a molluschi, coralli e altri organismi che usano il carbonato di calcio per costruire gusci e scheletri. Le barriere coralline, per esempio, stanno già soffrendo molto. È un processo invisibile ma gravissimo, che minaccia l’intera catena alimentare marina.

Pertanto gli oceani e foreste assorbono quantità simili di CO₂, ma gli oceani, nel lungo periodo, ne trattengono di più. Entrambi questi ambienti sono vitali per il nostro equilibrio climatico e proteggerli è essenziale: senza foreste e oceani in salute, non c’è futuro sostenibile.

Matteo Benevelli