Erbario storico di inizio ‘800

La scorsa domenica, nel mercatino dell’antiquariato della città di Modena, ho trovato un iteressante oggetto intriso di storia e scienza nella bancarella della Libreria Grandangolo: alcune tavole di un erbario storico dei primi dell’800.
Si tratta di 4 cornici d’epoca con all’interno fogli di erbari con piante erbacce. Non è segnato il nome del botanico autore delle tavole stesse ma hanno una provenienza lombarda.

COS’E’ UN ERBARIO STORICO

Un erbario storico è una raccolta di piante essiccate e pressate, conservate su fogli di carta e accompagnate da annotazioni che ne descrivono il nome, l’origine e le caratteristiche. Potremmo immaginarlo come una sorta di “biblioteca delle piante”, costruita nel passato con un intento scientifico, educativo o esplorativo.

Queste collezioni, nate spesso tra Settecento e Ottocento ma talvolta anche più antiche, rappresentano un patrimonio prezioso per botanici, storici e naturalisti. Gli erbari storici non sono infatti semplici raccolte di foglie: raccontano molto del mondo in cui sono stati creati.

Attraverso di essi possiamo conoscere quali specie erano presenti in un territorio, quali piante venivano studiate, coltivate o considerate medicinali, e persino come si è modificato nel tempo il paesaggio vegetale. Ogni campione è una “fotografia botanica” del passato, che conserva tracce dell’ambiente, dei metodi scientifici, dei viaggi e dei saperi dell’epoca.

Oggi gli erbari storici sono custoditi da musei, università, istituti scientifici e archivi naturalistici. Vengono digitalizzati, restaurati e studiati con nuove tecnologie per proteggerli e renderli accessibili a tutti.

ALCUNE CARATTERISTICHE DELLA CALLIGRAFIA NEGLI ERBARI DELL’OTTOCENTO

Negli erbari realizzati nel XIX secolo, la calligrafia aveva caratteristiche abbastanza ricorrenti, derivate dallo stile accademico e scientifico dell’epoca. Le principali sono:

  1. Stile di scrittura: corsivo inglese (Copperplate)
    La forma di scrittura più comune era un corsivo elegante, regolare e inclinato, simile alla calligrafia “Copperplate” o “Roundhand”. Non era una scrittura decorativa, ma chiara e funzionale alla catalogazione botanica. Queste le caratteristiche tipiche:
    • lettere leggermente inclinate verso destra
    • tratti sottili e uniformi nelle linee ascendenti
    • tratti più marcati nelle discendenti, grazie alla pressione variabile sulla penna
    • legature fluide tra le lettere
    • forma complessivamente ordinata e leggibile, adatta alla descrizione scientifica
  2. Tipologia di penna
    Nella maggior parte degli erbari ottocenteschi venivano usate penne metalliche a punta fine, molto diffuse dopo il 1830. In alcuni casi più antichi, penne d’oca o penne naturali affilate manualmente.
    Le penne metalliche consentivano maggiore precisione e tratti sottilissimi, ideali per le etichette.
  3. Inchiostro
    Negli erbari dell’Ottocento il tipo di inchiostro più utilizzato era l’inchiostro ferro-gallico, un inchiostro nero che con il tempo tende spesso a scurire o a virare verso tonalità brune. Era molto apprezzato per la sua resistenza e per l’uso diffuso nella documentazione scientifica. In alcuni casi si trovano anche annotazioni realizzate con inchiostri seppia o marroni chiari e, più raramente, con il blu di Prussia, soprattutto nelle aggiunte o correzioni successive.
  4. Supporti e modalità di etichettatura
    Negli erbari dell’Ottocento le annotazioni botaniche venivano solitamente riportate su fogli di carta vergata o liscia, spesso accompagnate da piccole etichette rettangolari incollate vicino al campione essiccato. In altri casi si utilizzavano cartigli prestampati, soprattutto negli erbari accademici. Su queste etichette venivano indicati in modo ordinato il nome scientifico della pianta, il luogo e la data di raccolta, il nome del raccoglitore e eventuali note sull’habitat. La scrittura era generalmente minuta e molto regolare, così da poter concentrare numerose informazioni in spazi ridotti.

Debora Lervini