Erbario storico di inizio ‘900

Oltre a quello di inizio ‘800 descritto nell’articolo precedente, anche un’altro erbario fa parte della nostra collezione personale, scovato anch’esso in una bancarella del mercatino dell’antiquariato di Modena. Un erbario le cui pagine sono vere e proprie teche in vetro che racchiugono campioni botanici e non.

E’ stato fabbricato dalla G.B. Paravia & C. . La ditta è stata fondata nel 1802 da Giovanni Battista Paravia sotto i portici di Palazzo di Città, la ditta si dedica all’editoria scolastica, cui affianca la produzione e la vendita di materiali didattici, letteratura per ragazzi e dizionari. Nel 2000 si fonde con Bruno Mondadori e nel 2006 entra nel gruppo Pearson.

L’erbario contiene campioni di alghe, funghi, licheni, epatiche, muschi e felci.

ERBARI IN PAGINE DI VETRO DEL PRIMO ’900

Agli inizi del Novecento alcuni studiosi, collezionisti e musei scientifici adottarono un metodo particolare per conservare gli esemplari botanici: racchiuderli tra due lastre di vetro, creando vere e proprie “pagine trasparenti” da sfogliare o esporre.
Questa tecnica, oggi rara, nasceva dal desiderio di unire funzione scientifica ed estetica, offrendo una modalità di consultazione più durevole e visivamente raffinata rispetto ai fogli di carta tradizionali.

Come venivano fatti

Gli esemplari essiccati venivano disposti con grande cura tra due sottili lastre di vetro perfettamente combacianti.
I bordi venivano sigillati con strisce di carta gommata, mastice o nastri cerati, per proteggere il contenuto dall’aria, dall’umidità e dagli insetti.
Spesso un’etichetta cartacea con il nome scientifico, la località e la data veniva aggiunta all’interno o incollata sul bordo.
L’aspetto era simile a quello di una diapositiva botanica gigante, elegante e molto ordinata.

Perchè venivano usati

  • Permettevano di proteggere meglio i campioni da manipolazione e polvere.
  • Consentivano una visibilità ottimale di entrambe le facce della pianta, utile per studiare forme, venature e strutture.
  • Venivano spesso impiegati per mostre, collezioni didattiche e musei scolastici, perché più resistenti e esteticamente gradevoli.
  • Erano particolarmente apprezzati per specie delicate, fiori ornamentali o foglie di grandi dimensioni.

Limiti e perchè la pratica è scomparsa

Nonostante l’effetto scenografico, questo metodo aveva anche problemi:

  • Il vetro rendeva i “volumi” fragili e pesanti.
  • Il sigillo non era sempre perfetto, causando talvolta condensa e deterioramento dei campioni.
  • Con il tempo divenne chiaro che la carta acid-free e i metodi standard degli erbari erano più duraturi e più facili da catalogare.

Per questo, dopo i primi decenni del ’900, la tecnica fu quasi completamente abbandonata.

Debora Lervini