Quando si pensa alla tela di un ragno, è facile immaginare qualcosa di fragile e sottile. Eppure, quel minuscolo capolavoro naturale è tra i materiali più resistenti e versatili conosciuti, al punto da essere studiato da decenni da ingegneri, biologi e scienziati dei materiali di tutto il mondo.
Un biomateriale straordinario
La seta dei ragni è un biopolimero naturale formato da proteine (spidroine), prodotte da speciali ghiandole situate nell’addome dell’animale. A differenza della seta dei bachi, ogni specie di ragno può produrre diversi tipi di seta, ciascuna con una funzione specifica: costruzione della tela, impacchettamento delle uova, rivestimento dei rifugi, oppure intrappolamento e immobilizzazione delle prede.
Ma ciò che rende la tela tanto interessante è il suo incredibile rapporto tra resistenza e peso. A parità di massa, il filo di ragno è più resistente dell’acciaio e più elastico del kevlar, il materiale impiegato nei giubbotti antiproiettile. Un singolo filo può allungarsi fino al 140% della sua lunghezza iniziale prima di rompersi.
Un modello per il futuro
Proprio per queste sue doti uniche, la seta di ragno è stata presa a modello in numerosi campi applicativi. La sua produzione diretta da ragni, però, è complicata: non possono essere allevati come i bachi da seta perché sono territoriali e, talvolta, cannibali. Per questo, i ricercatori hanno creato versioni sintetiche della seta usando batteri, lieviti, piante e persino capre geneticamente modificate.
Le potenziali applicazioni sono numerose:
- Medicina: punti di sutura riassorbibili, bendaggi e scaffold per rigenerazione dei tessuti;
- Ingegneria: materiali leggeri e resistenti per l’industria aerospaziale;
- Tessile: abbigliamento tecnico super-resistente e biodegradabile;
- Difesa: armature leggere ad alta protezione.
Dalla natura all’innovazione
La seta di ragno rappresenta un perfetto esempio di come la bioispirazione possa condurre a innovazioni rivoluzionarie. Studiarla significa esplorare i confini tra biologia e tecnologia, tra natura e futuro.
E, forse, un giorno potremo indossare un giubbotto fatto con la stessa materia che oggi sostiene il volo di una mosca imprudente.
Matteo Benevelli
