Ci sono uccelli che sembrano usciti da una tavolozza di pittore: piumaggi accesi, voli acrobatici, canti vivaci. Tra questi, il Gruccione (Merops apiaster) è uno dei più spettacolari. Un tempo osservato solo durante il passaggio migratorio, oggi questo elegante viaggiatore tropicale ha scelto di nidificare anche in Emilia, spinto da un clima che cambia rapidamente e che apre nuovi spazi per la sua espansione.
Chi è il Gruccione?
Il Gruccione è un uccello inconfondibile per l’abbagliante varietà di colori: azzurro turchese, giallo intenso, verde smeraldo, rosso mattone. È lungo circa 27 cm, con ali appuntite e una lunga coda a due punte. I suoi voli rapidi e guizzanti ricordano quelli delle rondini, ma il suo canto — una sorta di trillo liquido e ripetuto — è unico e melodioso.
Insettivoro specializzato, il Gruccione si nutre principalmente di api, vespe, calabroni e libellule, che cattura al volo con una straordinaria abilità. Prima di inghiottire le prede più pericolose, le sbatte contro un ramo per eliminarne il pungiglione.
Un migratore che ama il caldo
Originario dell’Africa e dell’area mediterranea, il Gruccione è un migratore transahariano: trascorre l’inverno nelle savane africane, e nidifica tra la tarda primavera e l’estate in Europa meridionale.
Negli ultimi anni, tuttavia, la sua area di nidificazione si è espansa progressivamente verso nord, raggiungendo regioni dove, fino a poco tempo fa, non si riproduceva. E così anche l’Emilia-Romagna è diventata casa per il Gruccione, con numerosi avvistamenti in pianura, colline e aree fluviali.
La crisi climatica e le nuove opportunità
Il cambiamento climatico sta rendendo le nostre estati più calde, più lunghe e più secche: condizioni che piacciono molto a una specie termofila come il Gruccione. Non solo:
–> La riduzione delle gelate tardive rende più sicura la stagione riproduttiva.
–> Le aree agricole abbandonate o poco coltivate, con terreni sabbiosi o argillosi, offrono ambienti ideali per scavare i lunghi tunnel di nidificazione (anche oltre 1 metro), spesso lungo rive, scarpate o cave.
–> Il prolungarsi dell’estate permette una stagione riproduttiva più ampia, aumentando il successo della covata.
Un indicatore del cambiamento
Se da un lato l’arrivo del Gruccione in Emilia può apparire come una bella notizia — un nuovo colore nei nostri cieli — dall’altro rappresenta un campanello d’allarme. La sua presenza è uno degli effetti visibili di un riscaldamento climatico che sta spingendo verso nord molte specie mediterranee, e mettendo in crisi quelle più adattate a climi temperati o freddi.
In altre parole, il Gruccione sta approfittando di condizioni che diventano sfavorevoli per altri uccelli locali, innescando un effetto domino negli equilibri degli ecosistemi.
Proteggere gli habitat per accogliere (bene) i nuovi ospiti
Ospitare il Gruccione richiede attenzione. Questa specie è protetta a livello europeo, e i suoi siti di nidificazione sono molto delicati: una scarpata argillosa può essere devastata dal passaggio di mezzi agricoli o da interventi di bonifica.
In Emilia, diverse colonie riproduttive si sono insediate lungo fiumi come l’Enza, il Crostolo o il Secchia, e in ex cave o calanchi abbandonati. Alcuni nidi sono stati osservati anche nelle vigne collinari, tra Scandiano, Albinea e Viano.
Favorire la presenza del Gruccione significa anche preservare il paesaggio rurale più naturale, evitare l’uso eccessivo di pesticidi e tutelare le scarpate sabbiose e argillose che tanto ama.
Pertanto, il Gruccione, ci ricorda quanto la natura sia in movimento, soprattutto in tempi di crisi climatica. La sua bellezza è uno spettacolo per gli occhi, ma anche un invito a riflettere: possiamo convivere con nuove specie solo se impariamo a proteggere gli ecosistemi che ci circondano.
Accogliamo dunque il Gruccione come un ambasciatore del sud, ma non dimentichiamo che il suo arrivo è il sintomo di un clima che sta cambiando più in fretta di quanto la nostra biodiversità sia pronta a sostenere.
Matteo Benevelli




