L’ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) è un uccello appartenente alla famiglia dei Threskiornithidae, caratterizzato da un piumaggio bianco con riflessi verdi e neri e un becco lungo e ricurvo. Originario dell’Africa subsahariana, in Iraq e anticamente in Egitto, paese in cui adesso è praticamente estinto, era venerato come simbolo del dio Thot.
Si è naturalizzato in diversi Paesi europei dove ha trovato ambienti favorevoli come le zone umide e le riserve naturali. La specie è in rapida espansione e viene considerata “specie esotica invasiva“.
L’ibis sacro è un uccello onnivoro che può influire direttamente sulle specie di cui si nutre, in particolare su quelle rare. La sua dieta comprende principalmente invertebrati, ma anche anfibi, pesci, rettili, uova e nidiacei.
L’ibis è un animale sociale che tende a formare gruppi numerosi. Nelle garzaie, può competere per lo spazio con gli ardeidi autoctoni, soprattutto nelle aree di agricoltura intensiva, dove le zone boscate per la nidificazione sono limitate. Inoltre, è stato osservato mentre sottrae ai nidi degli ardeidi i rametti per costruire il proprio. E’ stato notato che la costruzione di più nidi sullo stesso albero, talvolta sotto forma di piattaforme, può danneggiare la pianta, portandola a uno stato di sofferenza e, in alcuni casi, alla morte, anche perché la nidificazione può durare fino a tarda estate. Gli ibis, inoltre, utilizzano anche le foglie degli alberi, strappandole per costruire i loro nidi. L’impatto è particolarmente grave sulle farnie.
Pur essendo principalmente una specie migratoria, l’ibis sacro può rimanere anche in regioni temperate durante tutto l’anno, dove però può causare danni a coltivazioni agricole, come le risaie, danneggiando i germogli con il suo calpestio. Inoltre, la sua predazione su uova e nidiacei di altre specie può alterare gli equilibri ecologici, in particolare se si trova a competere con specie autoctone.
Debora Lervini



