Un banchetto spinoso e colorato: la magia degli impollinatori sul cardo dei lanaioli

In questo suggestivo scatto realizzato da Michele, la natura si mostra in tutta la sua complessità: due insetti impollinatori si incontrano su un’infiorescenza dalle forme architettoniche e dai colori delicati. Il protagonista vegetale è la Dipsacus fullonum, meglio nota come cardo dei lanaioli o cardo selvatico, pianta erbacea biennale appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae.

La pianta: tra spine e bellezza
Il cardo dei lanaioli è facilmente riconoscibile grazie alla sua infiorescenza ovale, composta da migliaia di piccoli fiori lilla che si aprono in fasce orizzontali. Questo particolare andamento della fioritura, che inizia dal centro e si espande verso l’alto e il basso, è una delle sue caratteristiche più affascinanti. Le foglie spinose e il portamento rigido lo rendono poco appetibile per gli erbivori, ma irresistibile per numerosi insetti.

Il nome “dei lanaioli” deriva da un curioso utilizzo storico: in passato, le infiorescenze secche venivano usate per cardare la lana, sfruttando le brattee uncinate.

Gli ospiti della fotografia
In primo piano troviamo un magnifico esemplare di Xylocopa violacea, comunemente nota come ape legnaiola. Si tratta di una delle più grandi api europee, facilmente riconoscibile per il corpo nerastro e le ali violacee dai riflessi blu, che la rendono inconfondibile in volo. Nonostante l’aspetto robusto, è un insetto mansueto e fondamentale per l’impollinazione, soprattutto delle piante spontanee.

Sullo sfondo, sfocato ma identificabile, si intravede un altro frequentatore del fiore: un Volucella zonaria, un sirfide che imita perfettamente l’aspetto di un calabrone per scoraggiare i predatori. Pur essendo un’imitatrice, è un’ottima impollinatrice, e allo stadio larvale contribuisce anche al contenimento di colonie di vespe, di cui talvolta parassita i nidi.

Un rifugio per la biodiversità
Il cardo dei lanaioli rappresenta un autentico punto di ristoro per gli impollinatori durante i mesi estivi, quando altre fioriture iniziano a scarseggiare. La sua presenza incolta, ai margini di campi, sentieri o radure, contribuisce a mantenere viva la rete ecologica che lega insetti e piante spontanee.

Lasciare crescere liberamente queste piante “selvatiche”, talvolta considerate infestanti, è una scelta ecologica che premia la biodiversità. Ogni ape, ogni sirfide, ogni infiorescenza come questa racconta una storia di equilibrio e interdipendenza che vale la pena conoscere e proteggere.

Matteo Benevelli